ECCOMI RITORNATA
Eccomi ritornata. Eccomi qui con le valigie appena disfatte. Eccomi qui con il corpo, ma non ancora con la mente.
Eccomi qui con i piedi su un pavimento di legno, con l’acqua che esce dal rubinetto ogni qualvolta io lo voglia, con il riscaldamento acceso, con l’elettricità sempre presente e costante, con la connessione internet che non mi abbandona mai, con la lavatrice che mi aiuta a fare il bucato, con il frigorifero abbastanza rifornito.
Eccomi qui con il corpo: solo quello per ora.
Stavolta penso di aver lasciato laggiù qualche parte di me che non so se tornerà mai indietro.
Dovrò tornare presto per assicurarmi che siano ancora là.
Eccomi qui con un sacco di ricordi ancora sulla pelle, con tanti regali arrivati dai genitori dei sierra leoncini, con tante letterine di poche parole dei bambini, con il braccio che nonostante la doccia porta ancora qualche segno dei disegni che il mio nuovo ‘figlio’ Francis mi ha fatto la sera prima che partissi.
Eccomi qui con tante cose da raccontare e tante foto da rivedere, con la musica ancora nelle orecchie, con il colore della terra rossa ancora negli occhi, con la lacrima sempre pronta a partire appena la mente torna a Goderich.
Stavolta mi sono presa proprio una ‘cotta’.
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Presto la relazione in merito a tutto ciò che è stato fatto durante la mia presenza in Salone (Sierra Leone in krio)
Un abbraccio a tutti!
Kushè Kabò!
La missione in Sierra Leone vista attraverso foto e video.
GLI UOMINI QUI A GODERICH
In questi giorni di vita qui a Goderich, vita in famiglia e in comunità, ho potuto conoscere molti aspetti che in altri viaggi non era stato possibile vivere e approfondire.
Stavolta voglio parlare degli uomini qui a Goderich.
Al mattino si alzano di buon’ora assieme alle donne. Le donne preparano la colazione e la merenda per i figli che vanno a scuola, i figli spazzano e vanno a prendere l’acqua e gli uomini, quelli fortunati che hanno un lavoro, vanno a lavorare.
Chi non ha un lavoro aiuta in casa.
Gli uomini qui a Goderich aiutano nelle faccende domestiche, insegnano ai loro figli come si lavano i panni e come si fanno altre cose. Pensano alla loro cura, al cibo.
Gli uomini qui a Goderich fanno anche quello che fanno le loro mogli, quando quest’ultime non possono.
La settimana scorsa, prima di andare in moschea, era necessario stirare i vestiti.
Ero seduta in casa, quando vedo entrare il capofamiglia ‘Cole’, un omone grande e possente, con un ferro da stiro. Si china sul tappeto, appoggia un asciugamano piegato in due e inizia a stirare i suoi pantaloni, la camicia, la gonna di una nipote, i pantaloni di un altro. Poi entra anche Bockarie e fa la stessa cosa con i suoi vestiti e con quelli di una nipote. A questo punto dico loro che sono bravi, perché di solito in Italia, amenoché non vivano da soli, gli uomini lasciano che siano le donne a stirare. Naturalmente mi guardano come se stesi dicendo una cosa strana, visto che qui invece è normale.
“Perché anche le donne devono riposare” mi hanno spiegato.
…domani è il mio ultimo giorno qui a Goderich. Un aggiornamento su tutto al mio rientro.
Buongiorno a tutti. In questi giorni ci sono problemi di connessione, per questo non sono più riuscita a pubblicare post. Domenica all’orfanotrofio abbiamo assicurato a Melrose che ora può contare su un Assistente che l’aiuti nella cura dei bambini. Contiamo di assicurarne loro anche la seconda figura più avanti.
Abbiamo fatto molti incontri con il personale delle strutture supportate dai Compagni di Jeneba raccogliendo le relative necessità . Passo a passo cercheremo di soddisfarle tutte. Più avanti ve le comunicherò.
Prossimo post spero di poter contare sulla connessione e quindi sull’utilizzo del pc, così potrò pubblicarvi un po’ di foro.
4 giorni al ritorno….
Kabo a tutti !
FIRST AID CENTRE – CLINIC DAY
Oggi dalle 08.00 alle 16.00 si è svolta la giornata delle visite mediche ai bambini che frequentano la scuola dei Jeneba’s Mates.
Alle 6.00 c’era già qualcuno in fila per prendere il numero.
La prassi: si prende il numero con il relativo quadernino su cui ogni volta viene annotato tutto del bambino, si aspetta di essere chiamati per la prima tranche, cioè quella in cui la tecnica di laboratorio effettua i test su malaria e tifo e l’assistente pesa il bambino.
Poi si ritorna in attesa per essere chiamati alla visita dal pediatra. Il pediatra effettua un’intervista al genitore (o chi per esso) e poi visita il bambino prescrivendo le medicine necessarie.
Poi si passa dall’infermiera che dispensa le medicine spiegando al genitore le modalità di assunzione.
Mentre le mamme chiacchieravano in attesa, i bambini scorazzavano felici nel cortile della scuola. Fortuna ha voluto che oggi non piovesse. In questi giorni piove spesso…
Su 164 bambini presentatisi 30 sono risultai positivi alla malaria e circa 10 al tifo. Poi tante tossi e raffreddori. Diciamo che la stagione un po’ piovosa e umida fa la sua bella parte.
COSA SENTO FUORI (dal Centro Studi Jeneba’s Mates)
E fuori si sentono i belati delle pecore e delle capre che camminano per strada o al guinzaglio,
i canti di uccelli sconosciuti,
il grufolare di maiali immersi nella melma che scorre nei canali di scolo pieni di batteri,
i guaiti di cani con le orecchie infette,
il canto rauco di qualche gallo e di qualche gallina che se ne va in giro con il suo carico di pulcini appena sfornati,
il vagito di qualche neonato con il naso che cola,
le voci dei bambini che giocano sulla strada e degli adulti che si salutano e chiacchierano,
il ritmo di musiche sparate a palla che si mescolano in un suono strano ma che comunque fa muovere il corpo,
il rombo dei moto-taxi che faticano ad avanzare sulle strade rocciose e piene di pozzanghere e fango scivoloso,
le urla delle ‘petty trader’ , le venditrici ambulanti, che pubblicizzano la merce nel cesto che portano sulla testa, che varia dal pesce affumicato, alle ciabatte, alle banane, ai vestiti usati, ai capelli finti per fare le acconciature.
E se apro ben bene le narici sento sempre l’odore umido e fitto di pesce messo ad essiccare al sole, legno ammuffito, canali di scolo, pesce arrosto, gasolio di moto mal carburate.
This is Goderich…
MONDO INGARBUGLIATO
Oggi entro al centro studi Jeneba’s Mates Centre come quasi ogni pomeriggio. Entro nell’ufficio dello staff e accendo il pc per lavorare approfittando dell’elettricità, che non sempre c’è e non si sa quando c’è.
Penso alle parole da scrivere e alle foto da pubblicare, arrivano gli studenti di una delle due scuole che vi accedono tutti i giorni, si alzano in piedi, salutano ‘Good afternoon Sir, Good Afternoon Madam, God bless you, God bless us’ (buon pomeriggio signore, buon pomeriggio signora, Dio benedica voi e noi). Si risiedono e cominciano la loro lezione con l’insegnante che li accompagna. Tutti composti. Ogni tanto alzano la voce, ma l’insegnante o Shabab (manager del centro), o Michael (l’assistente di Shabab) li rimettono in riga.
All’improvviso dietro di me avverto una presenza: mi giro e vedo che è un bambino di circa 10 anni tutto sudato e con vestiti non certo acquistati da Liu Jo. Gli chiedo da dove arriva. Dall’altra parte del villaggio. Si è fatto una bella camminata per venire fino qui, da solo, col sorriso sulla bocca e con una timidezza da far tenerezza. Parliamo un po’: che giochi fa, se ora va con gli amici, che scuola frequenta. Poi gli dico che se vuole può tornare dagli amici. A questo punto lui si fa piccolo piccolo e si avvicina al mio orecchio sussurrandomi: ‘Madam Monic, wanna eat’(Madam Monica, voglio mangiare).
Ecco, mi sono sentita invadere da una sorta di tristezza-impotenza-incazzatura perché questo mondo è proprio ingarbugliato.
Qui sembra non esistere una logica, ciò che accade è incomprensibile, o forse è così che ci vogliono far credere.
Gli ho dato l’equivalente di 80centesimi e lui felice come non mai è andato a comprarsi qualcosa da mangiare.
E inevitabilmente ho pensato: noi ci lamentiamo se sulla bistecca c’è troppo grasso….
BABY CENTER – CE L’ABBIAMO FATTA !
Cari tutti,
con le donazioni arrivate in favore del Baby Center siamo riusciti ad acquistare molte cose.
– 12 seggioline nuove in metallo
– 6 tende oscuranti
– 10 lenzuola per i lettini
– 24 asciugamani
– 42 saponette
– 10 flaconi di sapone liquido
– stracci per pulire il pavimento
Direi che è un risultato ottimo!
Grazie a tutti coloro che hanno collaborato.
Ora diamo la priorità all’orfanotrofio Mahanaimi.
Kabò
WAKA WAKA
Oggi è stata una giornata proprio dedicata al ‘Waka Waka’ (camminare).
Da questa mattina fino a oggi pomeriggio le tappe sono state molte: prima la scuola dei Jeneba’s Mates dove ho fotografato i sierraleoncini felici per aver ricevuto i disegni da bambini come loro che però vivono in un altro stato.
Poi la scuola musulmana KULAFAI, dove ho incontrato nuovamente una delle due nuove direttrici per pianificare l’utilizzo migliore delle risorse messe a loro disposizione.
Poi un ‘salto’ nella caotica capitale Freetown per commissioni e quotazioni varie per altri progetti incantiere (questa volta in auto perché è troppo lontana.
E ora eccomi qui presso il centro studi. Per fortuna ora c’è l’elettricità, così posso usare il computer per scrivervi.
E’bello camminare per le strade del villaggio, perché ad ogni angolo qualcuno mi chiama e saluta, ma non solo con me, si usa così con tutti. Qui non c’è bisogno di prendere appuntamento per far visita a qualcuno perché quel qualcuno o bussa alla porta o lo incontri per strada.
Una cosa che però mi fa male al cuore è vedere e incontrare moltissimi bambini di tutte le età che non vanno a scuola, perché andare a scuola costa, anche fare l’esame del trimestre costa: chi non ha 10.000 Leoni (1,5 euro) per pagarsi le fotocopie dei test non può accedere all’esame e quindi alla fine deve ripetere l’anno….
Il filo conduttore che caratterizza la vita qui è LOTTARE: si lotta per mangiare, per contrattare i prezzi, per accedere a qualche beneficio, per avere un tetto sotto cui dormire, per andare a scuola, per prendere il proprio posto. Chi non lotta è perso. Non si può essere troppo timidi o timorosi qui in Sierra Leone, non si sopravviverebbe nemmeno un giorno.
Kabò!
ORFANOTROFIO MAHANAIMI – RITORNO
Questa domenica ritorneremo all’orfanotrofio da Melrose e dai suoi bimbi.
Lo so già l’effetto che mi farà anche questa volta…sorrisi e ringraziamenti, ma dietro uno stato di disagio estremo. Restituzione di sorrisi e abbracci, ma poi saluto con l’amaro in bocca perché troppo ci sarebbe da fare, ma ora non è possibile…
Quello che abbiamo fornito finora è senz’altro un bel sostegno, ma sapere che i 22 bambini sono seguiti da una persona paraplegica, da una bambina deforme che si muove sulle stampelle, da una ragazza che è praticamente cresciuta lì dentro e ora (per fortuna) da un’addetta alle pulizie, beh, ha il sapore di una storia quasi surreale.
Eppure ciò accade: l’ho visto con i miei occhi e ho cercato di mostrarvelo e raccontarvelo.
Domenica mi piacerebbe incontrare Melrose dicendole che ora abbiamo la possibilità di pagare lo stipendio per almeno un anno per una collaboratrice che si affianchi a loro per prendersi cura degli ospiti: lavaggi, cambio vestiti quando si orinano addosso, spostamenti dei paraplegici, assistenza durante i pasti. Ne servirebbero almeno 2, ma per ora possiamo iniziare con una.
Ecco, per fare ciò c’è bisogno di raccogliere 500 euro: lo stipendio annuale per un TAKING CARE PERSON.
Ce la facciamo? Io credo di sì!
Come promesso….ecco a voi Umuro!
Gli ho chiesto cosa avrebbe fatto ieri, lui ha risposto che avrebbe giocato a calcio con me, ma siccome io non so giocare a calcio gli ho proposto di giocare a pallavolo, adattato a qui : con una pallina minuscola seduti per terra.
E’ stato molto divertente….per me sicuro, ma anche per loro, visto che dopo un minuto nella stanza c’erano 6 bambini
Kabò!
Grazie per le donazioni che stanno arrivando !
Ora è possibile acquistare il materiale previsto per il BABY’S CENTER. Possiamo inoltre coprire altre necessità.
Prossimamente su questo canale le relative foto della consegna.
Scoprite cosa siamo riusciti ad acquistare oltre al materiale previsto grazie a voi! STAY TUNED!
VITA DI COMUNITA’
Durante la giornata è difficile rimanere da sola.
Dal momento in cui al mattino apro la porta fino alla sera quando vado a letto c’è sempre qualcuno con me.
Improvvisamente nella stanza compaiono 10 persone, poi diventano 14, poi un po’ escono, altre tornano.
Chi mangia, chi parla, chi telefona. Chi dorme e quando si sveglia mangia qualcosa, chi chiede consigli, chi risolve problemi…
Se c’è dell’acqua è di tutti, se c’è del pane viene diviso: questa è la vita di comunità, da cui ogni membro impara qualche cosa di nuovo ogni giorno. Si parla del pranzo, delle elezioni presidenziali, di eventi, di ciò che è successo durante la giornata, di com’è andata a scuola. Questa è la vita che mi piace.
Ad una certa ora: tutti a dormire. Mentre la musica e le canzoni nel villaggio continuano nelle chiese, nelle comunità, per le strade, nei piccoli bar all’aperto lungo le vie del villaggio.
Bockarie, Shabab Osman, Ira, Fathi, Alpha Umuro, il piccolo Bock Bock, le sorelle e i fratelli. Sempre tutti intorno a farmi e farsi compagnia.
Ieri Fathi mi ha aperto le porte di casa per mostrarmi come si cucina qui a Goderich. Si è fidata assegnandomi qualche mansione. Vi allego un breve video.
Ieri era sabato.
Da lunedì altri aggiornamenti in merito alla missione!
A domani!
UN VENERDì UN PO’ DIVERSO
Oggi mi sono alzata con calma.
Il primo appuntamento a metà mattina prevedeva la visita conoscitiva di una delle due nuove direttrici della scuola KULAFAI, una delle due scuole governative che supportiamo. E’ significativo che in una scuola ad orientamento musulmano le direttrici siano due donne: dico ciò per ribadire quanto i preconcetti ci condizionino la vita quotidiana e il modo di pensare e valutare.
Il pomeriggio trascorso al Centro Studi facendo a pugni con la tecnologia che qui non sempre va come vorremmo.
La cena passata con persone avezze a vivere in contesti diversi da quelli della loro origine: lo staff di Emergency. Com’è bello e semplice conversare con queste persone! Un invito molto gradito per festeggiare un compleanno.
Lo STAFF: il gruppo di persone senza il quale nessun progetto proseguirebbe, senza il quale nessuna rete di rapporti e scambi si creerebbe. Lo STAFF: le colonne portanti di ogni associazione.
Oggi voglio ringraziare di cuore lo staff Italiano, che mentre sono a Goderich sta portando avanti molte iniziative, e lo staff Sierraleonese, che rimane costantemente in comunicazione con l’Italia per l’implementazione dei progetti attivi e per i nuovi a venire.
Ecco quindi, voglio andare a letto dedicandovi un grande THENKI !!!
IL PRIMO PASSO
Stamattina di buonora con Bockarie dello staff sierraleonese sono partita alla volta dell’Orfanotrofio e dopo un’ora siamo arrivati.
Melrose, la direttrice della struttura non sapeva che saremmo andati, in quanto priva di telefono con cui tenersi in contatto.
Arrivando: gruppetti di bambini con la divisa scolastica, Melrose seduta sulla sua solita sedia a rotelle consunta intenta a cucinare il pranzo per i 22 orfani. Già, da 18 sono diventati 22, perché sono molti i disabili abbandonati.
La mia piccola amica Salimamy aggrappata ad una stampella più alta di lei concentrata ad aiutare Melrose dopo aver spazzato tutto il patio di fronte all’orfanotrofio. Sì, è proprio lei che di solito fa le pulizie. Pare impossibile, ma ce la fa. E aiuta i più piccoli paraplegici a spostarsi. VOLERE E’ POTERE!
Ora però per loro un piccolo sollievo l’abbiamo potuto dare.
Grazie a chi ha risposto al mio appello di due giorni fa sono stati raccolti 212 Euro e stamattina all’orfanotrofio è stato possibile assicurare:
– 1 telefono con cui potremo comunicare per ogni necessità
– Materiale per le pulizie
– Detersivi e disinfettante per 1 mese
– 1 persona esterna che si occupi delle pulizie
– 1 persona esterna che si occupa della sorveglianza notturna (c’è stato un furto giusto il mese scorso)
Grazie a tutti coloro che hanno partecipato!
BABY CENTRE
Oggi presso la scuola dei JENEBA’S MATES c’è stata una delle giornate alimentari (Feeding Day).
Mentre tutti i bambini pranzavano divisi in due turni (gli studenti sono diventati più di 250 e non hanno spazio sufficiente per stare tutti contemporaneamente seduti) ho fatto il giro delle aule.
La visita nel Baby Center, che ora ospita 22 bambini, è sempre un piacere.
Due piccoli appena mi vedono iniziano a piangere a dirotto perché hanno paura della mia pelle bianca e nascondono il loro faccino tra le braccia delle educatrici. Chissà se si abitueranno alla mia vista prima della partenza…
Anche qui c’è qualche cosa da fare o rinnovare:
– Le tende oscuranti per le finestre
– Alcuni lenzuolini per i letti
– Asciugamanini per quando i piccoli vengono lavati o rinfrescati
– Saponi e detergenti per i ‘bagnetti’
Per procurare tutto ciò bastano 200 Euro.
Per chi vuole partecipare: https://fundfacility.it/jeneba
Causale: SOSTEGNO EDUCATIVO
A presto con gli aggiornamenti.
A voi alcune foto della giornata alimentare e del BABY’S CENTRE
Kabò!
LE PERSONE NON SONO TUTTE UGUALI
In questi giorni mi capita spesso di pensare ad una cosa: le persone non sono tutte uguali o meglio, non tutte sono considerate sullo stesso piano.
Preconcetti? Forma mentis derivante da secoli di colonizzazione ed evangelizzazione? Voglia di sentirsi padroni o benefattori del mondo? Pretesa superiorità mentale?
Non so…
Sono solo differenze culturali, diversi modi di fare e interpretare le cose. La diversità è bella, ma le persone sono tutte persone. Ops, dovrebbe essere così.
Oggi sono stata a visitare un luogo in cui le persone sono tutte persone e dove si incontrano anime libere, libere da preconcetti, libere da condizionamenti locali, libere di fare quello che devono fare senza pensare che provengono dall’Italia, dalla Spagna, dall’Inghilterra, o da chissà dove. Ho visitato l’ospedale di Emergency.
Una bella anima mi ha fatto da cicerone mi ha fatto incontrare altre persone come lei.
A presto Michela!
ORFANOTROFIO MAHANAIMI
Oggi ho dovuto fare i conti con due aspetti della vita: l’EMOZIONE e la RAGIONE.
I muri esterni di un bel colore giallo vivace, i bambini e gli adulti che corrono incontro, moltissimi nidi di uccelli colorati sopra un albero.
Dentro: odore di urina, pochissima luce, muri sporchi, carrozzine e materassi troppo usati ammucchiati nel corridoio, dove dovrebbe esserci l’accesso ai bagni.
Bambini che strisciano per terra e altri che di lì a poco avranno un attacco epilettico. Bambini con forte ritardo mentale altri che vorrebbero correre ma che non possono perché sono paraplegici.
Basta un gioco con i mattoncini per farli confluire tutti incuriositi in un punto.
Il desiderio comune però è: ANDARE A SCUOLA. O per lo meno avere qualcuno che si rechi nella struttura per insegnare loro qualche cosa del mondo. 11 di loro grazie ai sostenitori italiani hanno già iniziato a frequentare le scuole nel circondario. Gli altri 11 invece non si possono muovere o vengono rifiutati dai loro coetanei studenti perché ‘strani’ o deformi.
Moltissime le cose da fare in questa struttura, l’emozione vorrebbe soddisfare ogni loro necessità, ma come sempre si devono fare i conti usando la ragione.
Questo sarà il progetto prioritario per l’orfanotrofio: assicurare loro il personale adeguato affinché possano essere accuditi e seguiti ogni giorno.
Nell’attesa di dettagli in merito a questo progetto, occorre rendere l’ambiente igienico: con 100 Euro possiamo igienizzare le struttura per un mese. Cominciamo con questo piccolo passo intanto?
Qui a Goderich non finisco mai di stupirmi.
Ogni gesto che qui è normale per me ha un valore che da noi si è purtroppo perso.
Ogni cosa fatta è guidata dal RISPETTO.
I bambini vicini di casa che alle 7.30, prima di andare a scuola,mi bussano alla porta per darmi il buongiorno. Gli adulti che per strada salutano e ringraziano. I giovani che mentre il più anziano parla stanno zitti in attesa del loro turno. Gli studenti che quando le insegnanti parlano eseguono senza schiamazzi.
Il rispetto anche dei cani randagi che girano soli per strada ma che qualche cosa da mangiare qualcuno glielo da. Mentre cammino per strada oltre alle persone incrocio polli, pulcini,capre, pecore, maiali…tutto amalgamato e naturalmente intrecciato.
Ricevere un regalo di ringraziamento da una delle famiglie più povere del villaggio è un simbolo di come la vita scorre qui.
Chi viene da fuori qui diventa più bello.
Non c’è tempo per rimanere da soli, perché la vita di comunità prevale a ogni ora del giorno e della sera.
I bambini con le loro famiglie hanno capito che per loro la scuola è importantissima. Gli iscritti nella nostra scuola dei JENEBA’S MATES aumentano sempre più. E grazie all’aiuto di tutti voi i progetti iniziati proseguono.
Questa settimana è dedicata ai sopralluoghi nelle varie strutture. Poi vi aggiornerò in merito alle necessità riscontrate.
Non so da dove iniziare a raccontare la giornata di oggi. Le emozioni…superfluo raccontarle. L’odore di Goderich che riempie il naso. L’aria calda sempre appiccicata alla pelle. Bambini cresciuti e adulti ancora uguali. Molte cose da fare e programmare. La cosa più difficile per ora sarà imparare la strada che dalla camera in cui dormo, immersa nel villaggio, porta al centro studi. Qualche foto spiegherà meglio di molte parole…